Capitolo Primo

PIO IX SEGNO DI CONTRADDIZIONE

Se è vero che la vita cristiana tanto più si perfeziona quanto più diviene "imitatio Christi", cioè quanto più si conforma a quella di Cristo, si può dire che nella vita dell’uomo autenticamente religioso si ritrovano, potremmo dire "necessariamente", caratteri e peculiarità proprie di Cristo. In questo senso, come Gesù è, fin dall’inizio della propria missione fra gli uomini, "segno di contraddizione" (Lc. 2, 34), così molti personaggi che nel corso dei secoli hanno a vario titolo contribuito allo svolgersi della storia della Chiesa rappresentano, a loro modo, altrettanti "segni di contraddizione".

Uno di tali personaggi è, senza alcun dubbio, Giovanni Maria Mastai Ferretti, asceso al sommo pontificato il 17 giugno 1846 con il nome di Pio IX.

Il solo nominare Pio IX evoca infatti una serie di episodi e di accadimenti di fronte ai quali i giudizi divergono, le opinioni si scontrano, la "contraddizione" si manifesta in modo così evidente da non lasciare apparentemente spazio ad una qualche conciliazione.

Anche coloro che non oltrepassano una conoscenza di tipo scolastico, manualistico, sanno che il nome di questo papa si ricollega, in qualche modo, all’epopea risorgimentale culminata con la breccia di Porta Pia ed alla fine del potere temporale dei pontefici romani. Alcuni, oltre a questo richiamo "patriottico" forse facilitato dallo sbiadito ricordo che tutt’oggi si ha della data del 20 settembre 1870, associano Pio IX al Sillabo, cioè, secondo la leggenda nera che su questo documento è stata costruita, alla condanna delle libertà moderne che papa Mastai avrebbe solennemente pronunciato per difendere antichi ed anacronistici privilegi ecclesiastici e, soprattutto, una visione del mondo (cioè dell’uomo e delle società umane) fermamente ancorata alle passate glorie dei papa-re ed incapace di leggere gli avvenimenti e l’incalzare dei nuovi tempi.

Solo pochi, infine, sentendo nominare Pio IX andranno col pensiero alla definizione di due dogmi: quello dell’Immacolata Concezione di Maria (1854) e quello dell’Infallibilità pontificia (1870).

In ogni caso, a qualunque livello di conoscenza si situi il nostro ipotetico "uomo della strada", ognuno degli eventi sopra accennati costituisce un "segno di contraddizione": il giudizio sopra di essi non è mai unanime, ma genera inevitabilmente polemiche ed incomprensioni.

E per di più, tale diversità di giudizi non resta al livello dell’"uomo della strada", ma riguarda anche e soprattutto gli studiosi, gli storici, laici o cattolici che siano: a seconda dei criteri di giudizio adottati dall’interprete, Pio IX è un incorreggibile reazionario o un povero prete trascinato suo malgrado in vicende più grandi di lui, un santo o un tiranno, un liberale pentito o un vegliardo fuori del tempo, un pessimo politico o un uomo dalla profetica profondità di analisi.

Quante volte lo abbiamo sentito definire conservatore, retrivo, incapace di cogliere il senso degli avvenimenti ed il mutare della storia.

Eppure non si riflette mai abbastanza sul fatto che i canoni interpretativi della storia utilizzati (con leggerezza e pregiudizio ideologico) dai nostri contemporanei sono molto differenti da quelli in auge nel secolo scorso. Si è passati da uno schema che contrapponeva fede e miscredenza, religione e irreligione, verità ed errore, sacro e profano, ad uno schema che contempla ben altre antinomie: progressista e conservatore, destra e sinistra, reazione e rivoluzione. "Così, ad una interpretazione religiosa della storia, se ne è sostituita una politica. E alle categorie tradizionali di falso-vero, di male-bene, si sono sostituite quelle di progressivo-reazionario" per cui, anche per il cattolico di oggi, "il "santo" è divenuto il "progressista", il "peccatore" è il "reazionario"" (1).

Accade quindi che anche interpreti cattolici, o addirittura ecclesiastici, applichino questo schema a Pio IX, astraendo completamente la complessa figura di papa Mastai dal suo contesto storico e facendolo diventare un paladino della reazione contro le luminose conquiste della modernità.

Ben si comprende, quindi, come mai la causa di beatificazione di Pio IX, ormai giunta ad un passo dalla sua trionfale conclusione, subisca ritardi ed interruzioni che denunciano la presenza di forti resistenze interne alla Chiesa in ossequio alla lettura della storia di cui abbiamo parlato poco sopra.

Il card. Giuseppe Siri, parlando della grande lentezza della causa di beatificazione di un altro papa controverso, Pio XII, ebbe a dire che "La situazione non è molto chiara. Credo che ora ad intralciare l’iter siano gli stessi "circoli" che si oppongono tanto alla causa di Pio IX. Anche per quest’ultimo tutto sarebbe pronto" (2). Come racconta lo stesso postulatore della causa di beatificazione, mons. Antonio Piolanti "Un giorno Giovanni Paolo II, davanti a dieci vescovi favorevoli a questa beatificazione, disse che ogni giorno prega il Signore affinché possa concedere la grazia per proclamare beato Pio IX. "Ora io non lo posso fare, disse, perché voi vescovi siete divisi". I dieci vescovi risposero che loro erano tutti d’accordo, e di rimando il Santo Padre, "voi sì, ma gli altri no"". Puntualizza mons. Piolanti: "Papa Wojtyla si sente molto devoto a Pio IX anche se si trova costretto ad attendere il momento più propizio per la sua proclamazione a beato, sia per questioni politiche, che storiche" (3).

Detto in altri, non meno espliciti, termini, "Il problema di Pio IX, come nessuno ignora, è questo: che la sua santità è stata riconosciuta dalla S. Congregazione competente fin dal 1985, ma la sua esaltazione è frenata tuttora da riserve che gli provengono dal fronte laico, da teologi progressisti e da una minoranza, per quanto prestigiosa e meritoria, di storici ecclesiastici. Di Pio IX sarebbe difficile far accettare l’esemplarità, avendo egli ostacolato l’unità repubblicana e poi monarchico-sabauda dell’Italia; avendo condannato col Sillabo la civiltà moderna con le sue fondamentali libertà; avendo imposto nel Vaticano I il dogma dell’infallibilità personale del Romano Pontefice. Per i rigurgiti di anticlericalismo o almeno per i prevedibili risentimenti laicisti che potrebbe suscitare, la elevazione di Pio IX sarebbe "inopportuna"" (4).

Tali e tanto forti "resistenze" interne alla Chiesa sono chiaro sintomo di quella sorta di complesso di inferiorità che troppo spesso i cattolici patiscono quando si tratta di rievocare episodi della storia, antica o recente, della Chiesa. Non solo Pio IX è oggetto di scherno e di invettiva da parte dei laicisti, ma anche i cattolici danno prova talvolta di incomprensione, talaltra di vera e propria ostilità, altre volte ancora quasi di vergogna di fronte ad un pontificato che in qualche modo sfugge alle nostre abituali categorie interpretative.

Tali atteggiamenti sono nella maggior parte dei casi dovuti ad una specie di "malattia" così diffusa tra i cattolici e che il card. Biffi definisce di "deficienza immunitaria": a causa di questa grave patologia delle intelligenze, si è portati con inconscia rassegnazione a non vedere il "cumulo di giudizi arbitrari, di sostanziali deformazioni, di vere e proprie bugie, che incombe su tutto ciò che è attinente alla Chiesa". La nefasta conseguenza è che "i cattolici non se ne avvedono, quando non rifiutano di avvedersene" (5).

Questo fenomeno di immunodeficienza culturale è particolarmente evidente con riferimento a papa Mastai.

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Giovanni Maria Mastai Ferretti nasce a Senigallia il 13 maggio 1792 e studia nel collegio scolopio di Volterra. Viene ordinato sacerdote il 10 aprile 1819 e consacrato vescovo il 3 giugno 1827. Dopo aver retto la diocesi di Spoleto, il 17 dicembre 1832 diviene vescovo di Imola. Il 14 dicembre 1840 viene creato cardinale.

Il futuro papa nasce mentre in Francia infuria la Rivoluzione e si è alla vigilia della deflagrazione della guerra di Vandea (e del genocidio che ne segnerà la drammatica conclusione -6- ) e della decapitazione di Luigi XVI e mentre in Italia un santo sacerdote piemontese, il ven. Pio Bruno Lanteri, dedica tutto il proprio infaticabile impegno alla causa della difesa della Chiesa dagli attacchi della Rivoluzione trionfante (7).

Sono tempi difficili, che segnano il travagliato passaggio tra due epoche diverse e contrapposte, tra differenti scale di valori. E’ lo scontro tra due mondi che non si comprendono a vicenda e che genera lacerazioni gravissime, destinate a segnare i successivi due secoli di storia europea.

I nuovi princìpi sanciti dalla Rivoluzione francese si diffondono rapidamente e, benché cerchino di offrire di sé un’immagine esaltante ed aggregante agitando il vessillo della liberazione dell’uomo, sono invece troppo spesso causa di persecuzione e di violazione della dignità umana, come dimostrano il massacro sistematico di coloro che non accettano di piegarsi alla "volontà generale" e alla "dea Ragione". I governi della "restaurazione", dopo il 1815, impegnati a rafforzare la propria autorità, sembrano non rendersi conto che lo scontro aperto dai fatti del 1789 non verte sulla concessione di libertà più o meno ampie, ma è essenzialmente un conflitto di ordine filosofico e culturale.

Le nuove idee, fondate sulla "trinità" laica libertà, uguaglianza e fraternità, si fanno paladine di astratti diritti dell’uomo completamente avulsi dai diritti di Dio e della religione e tentano di eliminare la rilevanza sociale e politica del cattolicesimo e della Chiesa. Non è una operazione di poco conto se si considera che su queste basi si era edificata una civiltà millenaria della quale si vuole la dissoluzione.

Il XIX secolo si apre con la illusoria parentesi della Restaurazione e prosegue con una serie di sommovimenti culturali e insurrezionali che sanciscono la sostanziale vittoria della Rivoluzione del 1789.

In questo quadro si inserisce il movimento risorgimentale italiano. Si può dire che il Risorgimento, la "Rivoluzione italiana", costituisce la modalità operativa utilizzata in Italia per la "veicolazione" e la affermazione delle "nuove idee".

Non sarebbe stato semplice inoculare nel tessuto socio-culturale italiano idee e principi profondamente contrastanti con quelli propri della plurisecolare tradizione della penisola se non giocando con abilità la carta dell’unificazione politica. Una causa capace di suscitare interesse interno ed internazionale e di rendere in qualche modo giustificabili atti e decisioni che avrebbero altrimenti suscitato opposizioni troppo diffuse. Paradossalmente, quindi, la battaglia unitaria viene combattuta in nome di idee che trascuravano (o contrastavano) proprio l’unico elemento comune ed unificante le popolazioni italiane: la religione e la sua rilevanza sociale.

Mentre viene prendendo sempre più corpo questo progetto ideologico-politico, il 1° giugno 1846 la Chiesa piange la scomparsa del papa Gregorio XVI.

Il conclave, convocato di lì a poco, si conclude nel breve volgere di ventiquattro ore con la nomina, a sorpresa, del card. Mastai Ferretti, che assume il nome di Pio IX. Ha inizio il più lungo pontificato della storia della Chiesa (1846 - 1878) "caratterizzato da grandi avvenimenti: 1) tramonta lo Stato pontificio; 2) nel cosiddetto Sillabo si effettua una chiarificazione di principio sui rapporti fra Chiesa e civiltà moderna e fra Chiesa e Stato moderno nella forma di un deciso, anche se ancora indifferenziato, rifiuto; 3) nel Vaticano I vengono definiti nuovamente, e in rapporto allo spirito del tempo, i princìpi della fede e 4) viene proclamata l’infallibilità del papa e il suo sommo episcopato" (8).

Papa Mastai affronta il suo nuovo ministero con grande fiducia nella divina Provvidenza . Si può certamente dire che Pio IX fu papa essenzialmente ed eminentemente religioso e che visse le turbolenze politiche del suo tempo con la primaria preoccupazione di rimanere fedele alla missione evangelizzatrice ed al dovere di tutelare il bene prezioso che gli era stato affidato: l’integrità della Chiesa, della sua libertà, dei suoi diritti e prerogative.

La dimensione spirituale che caratterizza Pio IX consente di affermare che anche episodi apparentemente poco giustificabili, se non in un’ottica di conservazione politica o di anacronistica volontà di potenza, quali la strenua difesa del potere temporale dei papi, devono essere studiati e compresi inserendoli nel contesto storico e dando loro il senso di difesa del patrimonio spirituale affidatogli che Pio IX intese dare loro.

E’ dunque il momento di tentare di dare risposta agli interrogativi richiamati in apertura: papa santo o tiranno politico? Liberale o reazionario? Uomo del suo tempo o reperto vivente di epoche lontane?

Il presente lavoro si propone lo scopo di dare alcune sintetiche linee interpretative e, fondamentalmente, di suscitare nel lettore un interesse per la figura del papa dell’Immacolata, dell’Infallibilità, di Porta Pia che lo induca ad ulteriori e ben più vasti approfondimenti.

Non è, quindi, una biografia di Pio IX, né una sorta di sintesi dell’intero corso del suo lunghissimo pontificato, ma semplicemente un breve sguardo su quegli episodi, a volte "epocali", che costituiscono tuttora, per molti, motivo di incomprensione quando non addirittura uno scandalo.

NOTE

1 Vittorio Messori, Pensare la storia, Paoline, Cinisello Balsamo, 1992, p. 668.

2 Cit. in Antonio Socci, Complotto contro Pio IX, in Il Sabato 3-10 settembre 1988, p. 23

3 Cit. in Orazio La Rocca, "Pio IX fa miracoli ma la Chiesa non lo santifica", in La Repubblica, 27-6-1992

4 Angelo Mencucci e Manlio Brunetti (a cura di), Atti Senigalliesi - bicentenario della nascita di Papa Pio IX (1792-1878), Senigallia 1993, p. 5

5 Card. Giacomo Biffi, prefazione a Vittorio Messori, op. cit. , p. 14.

6 Sul tema del genocidio della popolazione della Vandea cfr. Reynald Secher, Il genocidio vandeano, Effedieffe, Milano 1991.

7 Sulla figura del Lanteri cfr. Paolo Calliari, Servire la Chiesa, il venerabile Pio Bruno Lanteri (1759-1830), Lanteriana-Krinon, Caltanissetta 1989.

8 Joseph Lortz, , Storia della Chiesa in prospettiva di storia delle idee, vol.II, Paoline, Cinisello Balsamo 1987, p. 426.