Cristianità

 

LEPANTO: L’UNITA’ DELL’EUROPA CATTOLICA

E’ facilmente verificabile nell’esperienza politica e culturale di una Nazione come il corpo sociale che non si ritrova nel proprio passato finisce per perdere la propria identità, diventando disponibile a qualsiasi forma di avventurismo politico. Nel passato infatti si rende intellegibile il presente e si costruisce il futuro.

Se tutto questo è vero, l’unico modo per capire chi siamo e cosa saremo è studiare la nostra storia, evidenziandone gli eventi cruciali e cercando di comprendere perché essi hanno impresso una svolta alla civiltà nella quale viviamo.

Il 7 ottobre 1571 il principe don Giovanni d’Austria, al comando di tutta la flotta cattolica d’Europa, sconfisse i Turchi a Lepanto nel Golfo di Patrasso, in quella che alla fine del secolo scorso veniva ancora definita da qualcuno la più grande battaglia dei tempi moderni.

Vale per Lepanto ciò che Gibbon disse a proposito di Poitiers: " Se a Poitiers Carlo Martello non avesse vinto gli Arabi, oggi il libro più letto a Londra sarebbe il Corano". E non è azzardato affermare che, se don Giovanni d’Austria non avesse risposto all’appello del papa San Pio V, il quale sollecitava una difesa dell’Europa dai Turchi che combattevano per la conquista del mondo, almeno l’Italia meridionale sarebbe caduta sotto il dominio ottomano, con conseguenze inimmaginabili per la Cristianità occidentale.

Fortunatamente la risposta fu tempestiva e molti Paesi cattolici europei ( Spagna, Austria, Venezia, Stato Pontificio, Savoia, Genova, Malta, Napoli, Sicilia ) fornirono al Principe don Giovanni d’Austria un totale di ben 211 navi, con le quali l’ammiraglio, fra l’acclamazione della gente accalcata sulle banchine, salpò dal porto di Messina il 16 settembre 1571.

Risposta corale anche dall’Italia: per la prima volta infatti le armi di tutta la penisola, soffocando le mai sopite rivalità, si confederarono per combattere il nemico comune.

E dalla Sicilia: la nostra isola partecipò alla spedizione con 10 navi sulle quali si trovavano 500 archibugieri al soldo della Spagna, i più eletti campioni della nobiltà siciliana e giovani di ogni ceto.

Il popolo messinese poi, oltre a salutare la partenza della flotta dallo splendido porto falcato e ad accoglierne il trionfo, ebbe l’onore di vedere il Principe rendere omaggio all’illustre matematico di Messina Francesco Maurolico e attribuire a questi gran parte della vittoria per i consigli ricevuti prima della battaglia. Un anno dopo il senato messinese commissionò allo scultore e architetto Andrea Calamech di Carrara, allora residente con la famiglia a Messina, l’erezione di una statua in bronzo raffigurante don Giovanni d’Austria, statua che ancora campeggia davanti alla Chiesa dell’Annunziata dei Catalani.

Il ricordo e l’approfondimento storico di quell’insieme complesso di personaggi, di fatti e di volontà umana che il 7 ottobre 1571 confluì nelle acque di Lepanto, mette in luce, traendola dal passato, una verità: per la prima volta, dopo la Riforma Protestante del 1517, quella grande parte dell’Europa rimasta cattolica, riunendo a Messina l’imponente flotta che sconfisse i Turchi, dimostrò al mondo intero di essere ancora unita sotto un’unica fede.

Un’unità, per così dire, a cerchi concentrici e a vari livelli.

Nel nostro caso: l’Europa, l’Italia, la Sicilia, Messina.

Unità che oggi potrebbe servire da monito a chi immagina sbrigative e troppo gridate secessioni e a chi, dall’altro lato, difende a spada tratta una ambigua unione politica, senza tenere conto di principi e di valori comuni.

 

 

Giuseppe Bonvegna

Articolo apparso su Marconi del 10/10/97